28 giugno 2006

GIANLUCA NON MOLLARE!


Dai Gianluca, non mollare, siamo tutti con te , ti aspettiamo!

27 giugno 2006

Totti ci salva!







26 giugno 2006

«Squadra fortissimi»

L'inno dedicato agli azzurri di Checco Zalone, comico di Zelig.
Cliccate qui per ascoltarlo.

ps: FORZA AZZURRI!!!

22 giugno 2006

La realtà supera, ancora una volta, la fantasia!

“Lo hanno arrestato come un bandito!” Emanuele Filiberto di Savoia

“Ma un bravo poliziotto, che sa fare il suo mestiere,sa che ogni uomo ha un vizio, che lo farà cadere…” Francesco Dé Gregori – Il bandito e il campione

Primo di Aprile 2006: se qualcuno vi avesse avvicinato in strada, per chiedervi quali di questi tre eventi era il più probabile nei famosi “prossimi 100 giorni”:

Berlusconi perde le elezioni;
La Juventus finisce in serie B;
Vittorio Emanuele IV arrestato per associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione.

Avreste risposto con un’alzata di spalle : «Oh grullo, che stai a dire: Berlusconi lè belle che cotto, lo dicon anche i sondaggi…le altre son tutte bischerate…».Invece viviamo nel più fantasmagorico cabaret planetario mai esistito, dove il gioco delle parti è oramai la regola e non l’eccezione: i re gestiscono un giro di puttane e i grandi capitalisti un giro di arbitri; le une e gli altri – dobbiamo ammetterlo – sono figure di grande potere, giacché amministrano i più amati aspetti ludici dell’esistenza, gioco e sesso.Forse il regal rampollo è soltanto un giocherellone, un player che si era messo “in affari”: chi lo arresta? Un giudice, ovviamente, che però si chiama Woodcock – quasi Woodstock – un magistrato italiano che, per rispettare i canoni della commedia, assume un nome anglosassone, fugando così definitivamente i sospetti che durante la Seconda Guerra Mondiale – mentre i poveri alpini crepavano gelati in Russia – la monarchia italiana facesse pappa e ciccia con quella inglese.

Ma la storia non finisce nemmeno qui: poteva mancare il giornalista-profeta che aveva intuito tutto?In anni lontani, quando in paesi come il Sudafrica c’erano regimi dichiaratamente razzisti e la comunità internazionale aveva dovuto – almeno pro-forma – sottoporli all’embargo sull’acquisto di armi, il nostro reale rampollo divenne rappresentante della Agusta (sì, quella degli elicotteri) e, non si sa come, riuscì ad aggirare – forse grazie alle sue nobili origini – le maglie dell’embargo.Risultato? Tanti begli elicotterini made in Venegono (Varese), con le nere mitragliatrici ai portelli laterali, pronte a colpire chiunque si ribellasse ad un regime che lasciava morire per terra la vittima di un incidente stradale se non arrivava l’ambulanza esattamente correlata al gruppo razziale d’appartenenza del ferito.

Gli elicotteri dell’Agusta sorvegliavano dall’alto, e talvolta intervenivano, quando c’era il rischio che il famigerato battaglione Buffalo – composto dalla peggior feccia bianca sudafricana – non ce la facesse a raggiungere il “target” giornaliero di neri ammazzati come cani.Non contento di tutto ciò – mentre si trovava sul suo panfilo al largo della Corsica, sul confine delle acque territoriali italiane – il regal rampollo si rammentò che i suoi avi nascevano per censo già ammiragli: all’avvicinarsi di un’imbarcazione battente bandiera del Reich germanico, forse sopraffatto da atavici rancori, sparò con un Garand (arma da guerra, vietata la sola detenzione, pena anni 9 e mesi 6 di reclusione) contro il vascello nemico.Risultato: un giovane turista tedesco morto dopo settimane d’atroci sofferenze.

Beh, direte voi, ma il Codice Penale, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, l’enciclica Pax Christi, il manuale delle Giovani Marmotte non affermano forse che chiunque, nobile o plebeo, uccida volontariamente deve essere giudicato e condannato alla pena riservata agli omicidi?Ma certo! Cosa credete, che il progresso del diritto dai tempi di Montesquieu sia acqua fresca? Perdinci! La corte francese (competente per territorio) si riunì e giudicò quell’atto infame.Il processo fu però avocato dalla Procura Generale di Parigi: non era il caso di lasciare ai plebei giudici corsi il grave fardello di segnare il destino di un re. La città che aveva ghigliottinato Luigi XVI e Maria Antonietta non volle perdere il privilegio di rinnovare le proprie tradizioni: il re vada alla sbarra come un qualsiasi cittadino! Liberté Egalité Fraternité!

Una perfida fata morgana confuse – però – la lucidità di quei giudici: quando il boia stava già oliando la lama della ghigliottina, improvvisamente giunse, inaspettata, la piena assoluzione.Non conosciamo le motivazioni di quella sentenza e possiamo soltanto fare delle ipotesi: forse i magistrati francesi non erano stati informati che la Seconda Guerra Mondiale era terminata da più di un quarto di secolo. Forse pensarono ad un tardivo ricongiungimento della monarchia con la guerra partigiana: può darsi che l’equivoco di una così scandalosa sentenza nacque da un’errata interpretazione delle perizie fornite dagli esperti navali.Pare che il Principe avesse scambiato il numero identificativo dello yacht tedesco con quello della corazzata Bismarck: bene avete fatto altezza – dissero i giudici – ad opporvi, come un eroico Enrico Toti, ai terribili cannoni da 381 della warship nazista con un solo, modesto fuciletto da fante. Per quanto ci sforziamo, non riusciamo a capire come una persona che uccide con un colpo di Garand un giovane che si sta rilassando sullo yacht di papà possa farla franca.

In Italia la sentenza non fu proprio ben accolta, vista anche la scarsa popolarità della monarchia sabauda; in uno spassoso fondo su “L’Espresso” Giorgio Bocca chiese di sospendere la disposizione transitoria che vietava l’ingresso in Italia agli eredi al trono maschi: “Tornate altezza, tornate” – scriveva – “vi troveremo anche un posto all’INPS, basta che non andiate più in giro per il mondo a farci fare queste brutte figure.”Sì, forse abbiamo fatto bene – seppur tardivamente – a seguire il consiglio di Bocca, ma il guaio è che adesso il tormento l’abbiamo in casa!Non possiamo più ripristinare la disposizione transitoria che vietava l’ingresso in Italia agli eredi maschi di casa Savoia, e non sarebbe nemmeno giusto perché qui il problema investe una sola persona (anche se pare che sia immischiato nella torbida vicenda anche il cugino, Simeone di Bulgaria); d’altro canto, anche per i francesi invasori valeva la stessa regola: non tutti i francesi sono ladri, ma Buonaparte sì.

Certo che il buon Principe – sempre sfuggito alle maglie della giustizia – se proprio “bandito” non è, dobbiamo almeno ammettere che ha accumulato nel corso degli anni un discreto “pedigree” giudiziario, solo che il rango ha offuscato tutto.Il giovane tedesco ucciso era figlio del noto medico Geerd Ryke Hamer (il codificatore della Nuova Medicina), ma a nulla valsero i numerosi (e costosissimi) ricorsi contro la sentenza dei giudici parigini, che definire “iniqua” significa usare il più edulcorato degli eufemismi. Se uno qualsiasi di noi avesse ucciso – senza ragione apparente – il figlio di un medico tedesco o di chicchessia, dove si troverebbe ora? Come minimo a sfogliare le albe con il sole a scacchi per qualche decennio: e poi raccontano che il “sangue blu” non porta vantaggi; domani stesso cercherò d’acquistare su Internet un titolo nobiliare, lo pagherò in una sola “botta” con il PostaPay.

C’è però un aspetto giuridico che vorremmo sottoporre all’attenzione del giudice Woodstock – pardon, Woodcock – ossia il problema della cittadinanza. Il real rampollo ebbe a lamentarsi pochi giorni or sono – nel bianco salotto delle Supreme Porte, ospite dell’Insetto – che «tuttora, non aveva la piena cittadinanza italiana».Ma, allora, siamo in presenza di un cittadino extra-comunitario che ha contravvenuto alla legge Bossi-Fini, grazie alla quale – non dimentichiamo – schiere di pericolosi delinquenti con i piedi scalzi sono rispediti al mittente affinché non infettino l’italico stivale! E non finisce qui.Una delle ultime “riforme” del governo Berlusconi inseriva nel corpus giuridico un concetto interessante: pene minori per gli incensurati e maggiorate per i recidivi.

Facciamo il punto: traffico d’armi ed omicidio (sul giudizio della corte francese, va beh…) ed oggi associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, collusione con la criminalità organizzata e sfruttamento della prostituzione. Sarebbe stato meglio se i giudici francesi l’avessero condannato e schiaffato dentro alla (ricostruita) Bastiglia: già, perché adesso siamo noi a dover togliere le castagne dal fuoco al rampollo Savoia. Come dite? Condannarlo? Gli unici Re imprigionati che ricordo furono Maria Stuarda, Giacomo I, Luigi XVI e lo zar Nicola II. Meglio non sfidare la storia.Dal punto di vista strettamente giuridico – se i difensori del Principe accettassero un consiglio – suggerirei di puntare sulla Bossi-Fini: in fondo, si tratterebbe solo di rispedire al mittente uno dei tanti sans papier che ingombrano le piazze italiane. Uno di più od uno di meno…sì, forse sarebbe la soluzione migliore: coperto dal pietoso velo della notte, il Principe potrebbe partire – incolonnato in mezzo ai Mahmud ed agli Hassan – da un aeroporto secondario con destinazione la Libia od il Marocco, con scalo straordinario a Ginevra. Sarebbe il primo extra-comunitario svizzero ad essere rispedito al mittente: sì, forse è l’unica soluzione onorevole.

Carlo Bertani

17 giugno 2006

Che schifo!!!

Arrestato Vittorio Emanuele di Savoia per corruzione e falso. Inchiesta su truffe, videogiochi e prostituzione. Arrestato sul lago di Lecco. Poi trasferito a Sud.
Il nome di Vittorio Emanuele è in cima a un elenco di tredici arrestati e altri undici indagati contenuti in un'ordinanza di oltre duemila pagine firmata dal gip di Potenza Alberto Iannuzzi che ha emesso i provvedimenti d'arresto su richiesta del pubblico ministero Henry John Woodcock. Da oltre due anni il pm sta conducendo un'inchiesta su una organizzazione di truffatori che è già sfociata in alcuni arresti poco più di un mese fa. Ma l'indagine si è sviluppata in più tronconi, e quello che ora vede coinvolto Vittorio Emanuele riguarda irregolarità nelle concessioni dei videogiochi utilizzati a Campione d'Italia. E sempre nella cittadina del casinò sarebbe stato organizzato il giro di prostituzione per il quale l'erede di casa Savoia è accusato.

E non finisce qui...

Disposti gli arresti domiciliari anche per il sindaco di Campione d'Italia (Como) Roberto Salmoiraghi.
Ma il nome più noto è quello di Salvatore Sottile, portavoce di Gianfranco Fini, finito agli arresti domiciliari: avrebbe promesso ad una show-girl di origini calabresi carriera e successo in cambio di prestazioni sessuali. Coinvolto anche un funzionario della Rai, indagato a piede libero, mentre Fini è estraneo all'inchiesta.

15 giugno 2006

Bill Gates lascia Microsoft

L'annuncio è storico. Bill Gates, co-fondatore e presidente di Microsoft, vuole lasciare il colosso dei software nel 2008, per dedicarsi alle attività della sua Fondazione. Gates «abbandonerà le responsabilità quotidiane» del primo gruppo al mondo di software nel luglio del 2008, per lavorare a pieno regime con la Bill & Melissa Foundation. «Ho deciso che da qui a due anni - ha detto Gates, nel corso della conferenza stampa convocata appositamente per la rendere nota la scelta - che riordinerò le mie priorità personali».
Gates, 50 anni, lascia invece con effetto immediato la carica di «chief software architect», che detiene da vari anni. La carica passerà ora al responsabile dell’ufficio tecnico, Ray Ozzie, che riporterà direttamente allo stesso Gates. Lo stesso Gates continuerà dunque a fornire alla Microsoft la sua consulenza per i progetti speciali.
Gates è stato nel 1975, accanto a Paul Allen, uno dei fondatori di Microsoft, di cui è stato presidente e amministratore delegato fino al 2000, quando ha lasciato la guida gestionale a Steve Ballmer. Sempre nel 2000 Gates, l'uomo più ricco del mondo con una fortuna stimata dalla rivista Forbes in 51 miliardi di dollari, ha costituito con la moglie Melissa, la Bill & Melinda Gates Foundation, che ha in portafoglio asset per 29,1 miliardi di dollari.

Fossi stato in lui avrei già lasciato da un pezzo...con tutti quei soldi che si ritrova!

13 giugno 2006

Bacio in tv tra Vladimir Luxuria e la Parietti

Un inizio col botto. Anzi, col bacio. La prima puntata di «Grimilde», il nuovo talk show di Alba Parietti in onda da domenica 18 giugno su Italia 1, fa già parlare di sé. Un po' per i nomi delle nove «streghe» che hanno accettato la mela "avvelenata" fatta di domande scomode della conduttrice (tra loro Wanna Marchi e la figlia Stefania). Un po' per il bacio «infuocato» tra Vladimir Luxuria e Alba Parietti.
Tutto sarebbe nato durante la registrazione della prima puntata da una battuta della showgirl: «Non ho mai baciato un politico? Posso farlo ora?». La parlamentare di Rifondazione Comunista non si è tirata indietro. Immediato è scattato il bacio con la Parietti.

Non saprei proprio cosa aggiungere...lascio a voi i commenti...

10 giugno 2006

RAI vergognati!!!


Ancora uno scandalo, io lo definirei così, in "mamma Rai"; dopo aver perso i mondiali di calcio che sono passati in privato, come giusto che sia, è successo un qualcosa proprio in stile Rai, di preciso a Radiodue, dove il programma di Fiorello è stato interrotto bruscamente o meglio fatto terminare in anticipo per dare spazio alla pubblicità...vi rendete conto?! E paghiamo anche il canone...

Vi riporto l'articolo da Corriere.it:


Doveva essere un finale scoppiettante, come solo Fiorello si può inventare, e invece è stato un arrivederci polemico, un’ultima puntata con qualche contrattempo. Ieri si è chiuso il fortunato programma radiofonico Viva Radiodue e per l’occasione—per la prima volta— c’erano pure le telecamere di Raisat Extra a riprendere l’evento, così com’è: perchè Fiorello anche seduto davanti a un microfono può fare audience. Chissà, forse la tv ha portato scompiglio. Fatto sta che la puntata è iniziata con una gag di Camilleri alla quale si è sovrapposto un insolito sirtaki, creando un effetto surreale.
Poi ospiti, battute. Fino a poco prima delle 15.30, quando è successo qualcosa che ha rovinato la festa. Chi era davanti al video, ha visto la seguente scena: uno degli autori si avvicina a Fiorello e in un orecchio gli sussurra qualcosa. Lo showman ha un moto di stizza. Per un attimo cerca anche di sdrammatizzare e dice al microfono «polemica in atto, polemica in atto». Bofonchia qualcosa, dice: «Bisogna chiudere». La scena si sposta e quando la telecamera torna sullo studio, Fiorello non c’è più. A Marco Baldini il compito di salutare gli ascoltatori. Terminato il programma il conduttore si definisce «deluso e amareggiato, non arrabbiato».
E spiega il mistero: «Erano le 15.24, come sempre mi stavo divertendo in onda. Mi si è avvicinato un autore, che su indicazione di un funzionario Rai, mi ha detto: "Fermati, dobbiamo chiudere entro le 15.26, c’è la pubblicità e poi il Gr2". Sono rimasto colpito perché l’accordo era di chiudere alle 15.30. Avevo pensato a un bel finale: c’era un gruppo musicale di Napoli, i Bungt Bangt, poi la mia imitazione di Mike e i saluti finali. Certo non c’era più tempo.
E così ho annunciato: "In perfetto stile Rai, ci comunicano che dobbiamo chiudere adesso"». Insomma lo showman che non si risparmia quando ha davanti il pubblico c’è rimasto male. Anche se poi smorza i toni della polemica: «Probabilmente c’è stato un equivoco tra il funzionario Rai e gli autori».
Anche se sottolinea: «Non vorrei passare per quello che se ne frega della pubblicità e del Giornale Radio. Bastava saperlo prima, per questo sono amareggiato. Io e i miei autori siamo professionisti, siamo in grado di stare nei tempi». Insomma lì per lì «Fiore » si è davvero irritato e ha preferito lasciare la postazione e andarsene piuttosto che restare lì a dire qualcosa di cui poi magari si sarebbe pentito.
Tra l’altro, fino a 10minuti prima del fattaccio, in studio c’era Valzania, direttore di Radiodue e Radiotre. «Se ci fosse stato lui — commenta Fiorello — tutto questo non sarebbe successo, lui ci avrebbe fatto andare avanti per tutto il tempo che volevamo». Conferma Valzania, assai dispiaciuto per l’accaduto: «Purtroppo ho dovuto lasciare lo studio un po’ prima per non perdere l’aereo. È stato un malinteso tra autori e regia.
Peccato. Del resto abbiamo voluto tentare un esperimento con le telecamere presenti e gli esperimenti possono portare confusione. Capisco però Fiorello: uno bravo come lui si è sentito non protetto e appoggiato come merita. Lui è l’artista e ha sempre ragione, dovevamo prevedere questo problema della pubblicità». Ma il finale inaspettato non ha comunque rovinato l’atmosfera e i progetti per il futuro. «Il programma dovrebbe tornare ai primi di ottobre—conferma Fiorello — e l’idea che una volta alla settimana ci siano anche le telecamere non sarebbe affatto male. Una prima serata su Raiuno, perchè no?».

09 giugno 2006

Inizia il Mondiale...

Il calcio d'inizio è vicino. L'attesa degli appassionati italiani, nonostante gli scandali (o forse proprio a causa di essi), cresce. C'è voglia di calcio da gustare senza appartenenze che non sia quella azzurra. Il Mondiale che comincia oggi in Germania promette spettacolo, come sempre. Si vedrà se riuscirà a mantenere l'impegno. Ma in genere almeno all'inizio il torneo, cui partecipano 32 nazionali, garantisce interesse per la curiosità di scoprire nuovi talenti e squadre sconosciute o quasi, seguendo duelli che a volte richiamano la sfida tra Davide e Golia. Si comincia alle 18 con Germania-Costa Rica.
Il Mondiale tedesco è una vetrina cui partecipano 732 giocatori. Tra di loro ci sono fuoriclasse affermati e talenti ancora sconosciuti al grande pubblico. Ovviamente le stelle che cercheranno di illuminare la rassegna sono più che note. Dal Pallone d'oro Ronaldinho ( ma del Brasile si potrebbe elencare almeno mezza rosa) e David Beckham, dal leader della nazionale di casa, Michael Ballack, allo svedese Ibrahimovic, dal portoghese Cristiano Ronaldo al francese Thierry Henry, l'elenco dei campioni può essere lungo a piacere. Tutti, sulla carta, sono in grado di imprimere il proprio marchio al Mondiale. Soltanto pochi, dice la storia, riusciranno a farlo, vincendo magari la classifica dei cannonieri o diventando il trascinatore e il simbolo della propria squadra.
Ma il Mondiale è anche una passerella per chi non gode di fama già affermata e ha invece molta fame di affermazione, sia individuale (un buon Mondiale può valere una svolta nella carriera di un giocatore) sia di squadra. C'è chi arriva a questa rassegna pre la prima volta, come l'Australia, il Togo, l'Angola, il Ghana (nel girone dell'Italia), Trinidad e Tobago (il più piccolo Paese che abbia mai partecipato a un Mondiale). Ci sono poi altre nazionali che hanno lasciato ale spalle il debutto, avvenuto in passate edizioni, e che pure cercano in Germania nuove affermazioni calcistiche e non. E' il caso dell'Iran, la cui partecipazione si lega alle tensioni internazionali sul nucleare e alle posizioni del presidente Ahmadinejad su Israele. L'eventuale presenza del presidente iranaiano in tribuna a Germania 2006 è già un "caso" europeo ancora prima che si verifichi. Il problema è quantomeno rinviato. Ahmadinejad ha detto che ci sarà per assistere agli ottavi di finale, perchè è sicuro che il suo Iran ci arriverà: «Voi sarete la sorpresa del Mondiale e darete gloria al paese proprio come hanno fatto i nostri scienziati nucleari con i loro sforzi e la loro intelligenza». Al di là della propaganda, la squadra iraniana è più attrezzata di quanto si pensi. Per stare in tema, l'esempio degli Usa: la situazione internazionale fa temere attacchi o contestazioni. Quella statunitense è l'unica nazionale a usare un bus senza i colori nazionali, per non farsi riconoscere troppo. Ma la squadra vorrebbe scrollarsi di dosso tutta questa pressione e dimostrare che il calcio statunitense è cresciuto in questi anni. E l'Italia, che ha nel girone la squadra a stelle strisce, farà bene a tenerne conto.

07 giugno 2006

San Roberto di Newminster Abate cistercense



Etimologia: Roberto = splendente di gloria, dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale

S. Roberto, nacque a Gargrave nella contea di York, verso la fine dell’XI secolo, dopo aver compiuto gli studi, fu inviato all’Università di Parigi, rientrato in Inghilterra, venne ordinato sacerdote, venendogli affidata la parrocchia della natia Gargrave.
Ma ben presto, desideroso di una vita più contemplativa, lasciò la parrocchia per divenire benedettino nella vicina abbazia di Whitby.
In seguito avendo saputo della fama di santità che circondava un gruppo di monaci, che avevano lasciata l’abbazia benedettina di S. Maria di York e guidati dal loro priore Riccardo, avevano fondata l’abbazia di Fountains, nel Nord della diocesi di York, collegandosi all’Ordine Cistercense, Roberto decise di unirsi a questa comunità.
Trascorsi quattro anni ed essendosi ingrandita la comunità, i monaci fondarono un’altra abbazia a Newminster in Northumbria, nella diocesi di Durham, mettendone Roberto come abate; questa abbazia prosperò rapidamente e a sua volta poté allargarsi fondando altri tre monasteri: Pipewell nel 1143, Roche nel 1147 e Sawley nel 1148.
Roberto fondò il monastero infondendo una semplicità conforme ai suoi principi, si distinse per la mortificazione digiunando a pane e acqua per tutta la Quaresima.
Ebbe il dono della profezia, un giorno durante la celebrazione della Messa, avvertì che poco lontano da Whitby, una nave aveva fatto naufragio, così poté riunire i monaci mandandoli a seppellire i naufraghi.
Accusato ingiustamente di dare attenzioni ad una donna abitante nei dintorni dell’abbazia, andò da s. Bernardo per discolparsi, ma non ce ne fu bisogno, perché il santo fondatore aveva avuto una rivelazione celeste sulla sua innocenza; si instaurò fra i due una grande amicizia e s. Bernardo gli donò la sua cintura, che si conservava a Newminster e al cui contatto molti malati riacquistavano la salute; conobbe papa Eugenio III nel 1147, durante il suo passaggio in Francia, il quale lo accolse con onore e lo raccomandò al vescovo di Durham, nella cui diocesi sorgeva l’abbazia di Newminster, a sua volta il vescovo donò all’abbazia la contrada di Wolsingham.
Nel 1159, volle portare il suo ultimo saluto, sentendo avvicinarsi la sua fine, all’eremita Godrico, che conosciutolo a Whitby, erano rimasti molto amici.
Due giorni dopo il 21 maggio si ammalò, morendo il 6 giugno 1159, dopo aver ricevuto i Sacramenti e circondato dai suoi monaci; il suo corpo fu deposto nella chiesa dell’abbazia, in una tomba di marmo.
È celebrato ogni anno a Newminster il 7 giugno, data in cui è riportato anche dal ‘Martirologio Romano’.

Autore: Antonio Borrelli

06 giugno 2006

Ancora guerra a Nassiriya...

Un nuovo attentato ha colpito i militari italiani impegnati in Iraq, dopo quelli del 27 aprile scorso, in cui persero la vita quattro militari italiani e un romeno, e del novembre 2003, quando i morti furono 19. L'agguato è avvenuto a un centinaio di chilometri da Nassiriya, la città del sud del paese dove è di stanza il grosso del nostro contingente, che piange un morto - il caporalmaggiore Alessandro Pibiri, 25 anni, di Cagliari - mentre quattro militari sono rimasti feriti. Uno di essi, il caporalmaggiore Luca Daga, è in gravi condizioni e resta come gli altri suoi commilitoni coinvolti nell'attacco al blindato «in prognosi riservata». Con quello di oggi salgono a 38, fra militari e civili, i caduti italiani dall'inizio della missione «Antica Babilonia», nel giugno 2003.

«Prima rientrano a casa meglio è. L'Iraq è un posto dove la vita umana non conta, mentre la popolazione è da aiutare». Lo ha detto ai giornalisti che sostano dalla mattinata davanti all'abitazione di Selargius, Marco Pibiri, il padre di Alessandro, il militare ucciso nell'attentato di Nassiriya, il cui rientro a casa in Sardegna era previsto per il 28 giugno. L'uomo ha ricordato il tragico momento in cui ha appreso la notizia della morte del figlio: a comunicargliela è stato, con una telefonata, il cappellano militare della Brigata Sassari, padre Mariano. La notte stessa - ha ricostruito ancora Marco Pibiri - i genitori dell'altro ragazzo di Selargius rimasto ferito nell'attentato sono andati a fargli visita a casa stringendosi attorno al loro dolore. Ricordando l'attività del figlio in Iraq, il genitore ha svelato che Alessandro gli raccontava diversi particolari della sua missione: «Mi diceva che faceva la scorta ai convogli che andavano in Kuwait - ha detto ai giornalisti - perché lì avvenivano gli sbarchi di armi».

MIRACOLO DI DIO

Nel mondo c’è tanto dolore,
molto poco è l’amore
pioggia di bombe
e aumentan le tombe.
Una cosa sola salva
in gran parte la terra,
la pace, così la guerra tace.
Basta con i bombardamenti
basta con questi momenti
che inizi una nuova era
che invada la nostra sfera
un’era di pace,
quella che a tutti piace.
Un’era d’amore
che riscaldi il cuore.
Dio l’ha mandata,
Lui l’ha creata,
non è da distruggere
è da "dare" al tuo prossimo.
Pace, miracolo grande,
più delle lande,
un miracolo sincero
"caduto" dal cielo.

Daniele Busilacchi

05 giugno 2006

Clip esilaranti...

La "B-zona" di Lino Banfi...


Lino Banfi in "Fracchia la belva umana"


Diego Abatantuono...Attila...


Video Beer...


Avere 18 anni...


Pat & Stanley

02 giugno 2006

Festa Nazionale della Repubblica