Il blog di Roberto Marino
L'amore non ha altro desiderio che quello di realizzarsi, ma se amate ed è inevitabile che abbiate dei desideri, fate in modo che essi siano questi: svegliarsi all'alba con le ali al cuore e ringraziare per un altro giorno d'amore.
31 gennaio 2006
26 gennaio 2006
Dio ci salvi dalle maggioranze popolari
E Platone non era certo uno scimunito.
Fonte: www.borsari.it
23 gennaio 2006
Crisi alla regione (Molise), dopo il rinvio si scatena il caos
Ecco il video...buona visione!
Fonte: Telemolise
21 gennaio 2006
La storia di Kevin Mitnick

Così si è conclusa, il 15 febbraio 1995, la carriera del più noto hacker del mondo, Kevin David Mitnick, californiano, classe 1963, esperto di sicurezza, Hacker per professione e per passione. Lo stesso giorno è inziata la più grande mobilitazione in rete per la salvaguardia del diritto all'informazione e all'accessibilità delle risorse: centinaia di siti hackerati, una marcia su New York, campagne telematiche, volantini, adesivi, magliette. Nel 1997 la pagina principale di Yahoo! fu sostituita da un'altra in cui si minacciava la diffusione planetaria di un virus se Mitnick non fosse stato subito rilasciato. L'anno successivo furono violati, tra i tanti, i siti dell'Unicef del New York Times.
Tutto ciò è facilmente comprensibile. Kevin Mitnick, al momento del suo arresto, era già conosciutissimo su Internet. Aveva iniziato ad hackerare nel 1980, quand'era ancora minorenne, dopo essersi fatto le ossa sulle ricetrasmittenti e dopo aver smontato e rimontato i computer della propria scuola. La prima condanna la ebbe quand'era appena diciassettenne: con un gruppo di amici entrò fisicamente nei laboratori californiani del Bell's Computer System for Mainframe Operations (COSMOS), un sistema in cui venivano conservate le principali documentazioni sulle chiamate di molte compagnie telefoniche statunitensi, e rubò le password dei dipendenti e degli uffici. Non se ne andò prima di aver trafugato anche qualche grosso manuale di documentazione dell'intero sistema. Quando fu arrestato, a causa della denuncia di una ragazza del gruppo piantata da un compagno, il giudice lo condannò a tre mesi di detenzione aggiungendo un anno con sospensione della pena.
Esce presto di prigione e inizia a specializzarsi sui sistemi di comunicazione, sui telefoni cellulari, sugli apparati che gestiscono le sempre più influenti società di telecomunicazioni. Nel 1983 è nuovamente arrestato e condannato a sei mesi di reclusione per aver violato i sistemi di sicurezza della rete ARPANet che proprio in quel periodo stava dismettendo i compiti militari per dar vita al primo nucleo della futura Internet. Altri tre anni con la condizionale gli vengono comminati nel 1987 per aver utilizzato illegalmente delle carte di credito telefoniche e per essersi introdotto nei sistemi della Santa Cruz Operation (SCO), una produttrice di software per le compagnie di telecomunicazioni. Ad andarci di mezzo questa volta è anche la ragazza, sua futura moglie.
Alla fine degli anni '80 Mitnick si introduce nei computer della potentissima Digital Equipment Corporation (DEC, la creatrice di Altavista ora di proprietà della Compaq) assieme al suo amico fraterno Leonard DiCicco. Riesce a rubare molte parti di codice del sistema operativo VMS che allora era il preferito campo di battaglia, dopo Unix, per molti hacker. I rapporti tra i due amici si guastano, DiCicco denuncia entrambi alla Digital e poi all'FBI: in un incontro organizzato dall'amico vengono anche i federali che lo riportano per l'ennesima volta nel carcere californiano. Il giudice Mariana R. Pfaelzer lo condanna a un anno di reclusione più altri tre con la condizionale. DiCicco, a sua volta denunciato dallo stesso Mitnick, ne sconterà cinque tutti fuori dal carcere. Durante il processo il giudice Pfaelzer non riesce a capire cosa spinga questi ragazzi a violare i sistemi. Per lei rimangono dei malati, tanto che in più occasioni l'hacking viene paragonato ad una droga e, tra le tante terapie consigliate a Mitnick per rimediare alle sue colpe, viene suggerito più volte un ricovero in un centro di riabilitazione. Harriet Rossetto, un consulente del giudice, dice testualmente: «Il suo (di Mitnick) comportamento nasce da un impulso malato. La sua malattia è la dipendenza, sia essa da droghe, alcool, scommesse, hacking, soldi o potere».
Siamo negli anni '90 e il mito del Condor sta invadendo la rete. Kevin Mitnick ha sperimentato tutte le tecniche di hackeraggio, sfrutta tutti gli errori dei sistemi che conosce a perfezione, modifica le chiamate con cui compie gli atti, inizia la guerra alle grandi compagnie: MCI, Motorola, Digital, Sun, Apple, Netcom, computer navali, computer del dipartimento dei motoveicoli californiano. Quando il sistema è davvero a prova di qualunque attacco Mitnick ripiega sul "social engineering". Telefona ai responsabili del sistema, fingendosi un altro, li convince a farsi mandare i documenti riservati, le password e tutto quello che possono dargli. Loro gli danno tutto ciò che chiede. Le e-zine indipendenti seguono da vicino le vicende che lo riguardano ed anche i media incominciano ad occuparsi di lui. Un giornalista del New York Times si interessa della sua vicenda e nel 1991 scrive un libro intitolato "Cyberpunk" che, a detta di Mitnick, è per una buona metà del tutto inventato.
Il Condor esce di prigione verso la fine del 1990. Per un po' di tempo resta fuori dalla scena, deve scontare altri tre anni di libertà condizionata. Si trasferisce con il padre fuori da Los Angeles e lì lavora nella società di costruzioni familiare. Nel Novembre 1992 la pena del giudice Pfaelzer sta per estinguersi e Kevin inizia a lavorare presso una società di investigazioni chiamata Tel Tec Detective Agency. L'FBI non gli dà tregua e scopre che l'agenzia di investigazioni sfruttava le capacità informatiche di Kevin per i propri fini. Quando i poliziotti si presentano a casa con il mandato di cattura per la violazione dei termini della condizionale non trovano nessuno. Il Condor è fuggito. Poco tempo prima aveva sospettato che il suo telefono fosse sotto controllo e con una telefonata alla Pacard Bell era riuscito ad avere tutti i dati sulle sue intercettazioni telefoniche. Era abituato a scorrazzare in lungo e largo sulle autostrade virtuali, non ne voleva sapere della prigione e delle ramanzine di qualche assistente sociale. Sceglie la latitanza.
Per due anni e tre mesi Kevin Mitnick diventa un fantasma. L'FBI lo inserisce nella lista dei criminali più ricercati d'America e la polizia di Los Angeles fa di tutto per incastrarlo: «mentre loro mi cercavano io cercavo loro» dirà il Condor qualche anno più tardi. Nel frattempo cresce la fama. Ogni crimine informatico perpretato sul territorio degli Stati Uniti viene attribuito a Kevin D. Mitnick: l'intrusione nei computer della National Security Agency (NSA), la diffusione di false notizie finanziarie sulle agenzie di stampa, le violazioni di decine di siti universitari. Il 4 Luglio 1994 esce il primo di una serie di articoli sul New York Times a firma John Markoff. Il giornalista, autore nel 1991 del già citato libro Cyberpunk, lo chiama "L'hacker più ricercato d'America" descrivendolo come un solitario con pesanti manie di potenza.
Arriviamo all'ultimo atto di questa storia. È il 25 dicembre 1994, Natale. Verso le due del pomeriggio Kevin Mitnick entra in un computer del sito toad.com e da lì inizia a verificare se un altro computer al San Diego Supercomputer Center appartenente al trentenne giapponese Tsutomu Shimomura sia o no vulnerabile a qualche attacco. Il secondo computer è una Workstation Unix che Kevin conosce come le sue tasche. In sei minuti individua la vulnerabilità del sistema e in un altro minuto riesce a guadagnare i permessi di amministratore. La macchina di Shimomura è sotto il controllo di Kevin. Registra qualche password, ruba qualche file di programma su cui Shimomura stava lavorando e poi chiude la connessione. Quando il proprietario torna al suo posto di lavoro trova il sistema violato, cancella la settimana bianca in Colorado, corregge gli errori e scatena la caccia all'uomo.
Tra il 25 dicembre e il 14 febbraio FBI succede di tutto. Shimomura, chiamato da Kevin «Jap boy», è un super esperto di sistemi informatici, lavora da anni al San Diego Supercomputer Center, è da tempo consulente informatico dell'FBI e della NSA e non ha gradito affatto lo scherzo di Kevin. Nel gennaio 1995 tiene una conferenza sulle tecnica che ha usato Kevin per penetrare nel suo sitema (dette IP-Spoofing), pochi giorni dopo il CERT, il centro sulla sicurezza telematica, pubblica un advisory in cui rende pubblica l'esistenza del grave problema. In tutto il mondo gli amministratori di sistema cominciano a temere attacchi simili e la storia si guadagna una copertina del settimanale Newsweek. Il Condor forse è andato oltre ogni limite.
Siamo a febbraio, Shimomura con la collaborazione dell'FBI e di altri amici esperti di computer segue le tracce del suo avversario che continua indisturbato a fare il bello e il cattivo tempo sulla rete: per mezzo di un account anonimo alla Netcom entra nelle Università e deposita su un falso account della comunità virtuale The Well i file rubati dal computer di Shimomura. John Markoff segue tutto dalle colonne del New York Times ed esulta quando, utilizzando le stesse tecniche di Mitnick, Shimomura riesce ad individuare nell'appartamento 202 del complesso Players Court di Raleigh la fonte delle telefonate alla Netcom. "Il cybercriminale più ricercato d'America è stato catturato nella sua stessa rete". La caccia è finita, Mitnick va in prigione, Markoff e Shimomura scrivono il loro best seller Takedown e salgono agli onori delle cronache..
Il resto è storia recente. Il Condor passerà 36 mesi in galera, di cui 8 in isolamento, senza processo. A Marzo del 1999 la sentenza definitiva lo condanna a 46 mesi di carcere e ad un piccolo risarcimento per le società violate. Durante la detenzione, una guardia carceraria pignola gli sequestra il Walkman perché, pensa, potrebbe essere usato come cimice per la stanza del direttore. Il 21 gennaio 2000, scontate anche alcune pene precedenti, viene rilasciato con il divieto di toccare un computer e qualsiasi telefono cellulare per tre anni. Kevin Mitnick, è bene ricordarlo, non ha guadagnato un solo centesimo dalle sue azioni.
Fonte: http://webnews.html.it/
18 gennaio 2006
Sgominata la nuova «Mala del Brenta»
Sgominata la nuova «Mala del Brenta». La polizia ha arrestato 33 persone nell'ambito dell'operazione di polizia «Ghost Dog» che mira a smantellare il gruppo criminale erede dell'organizzazione guidata da Felice Maniero e che secondo gli inquirenti stava preparando due operazioni clamorose: un assalto a colpi di bazooka alla questura di Padova e l'omicidio dello stesso Maniero che è diventato un collaboratore di giustizia. Gli investigatori del Servizio centrale operativo (Sco) e delle Squadre mobili di Padova e Venezia, insieme a team dei Reparti di Prevenzione Crimine, con il coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine (Dac), hanno catturato decine di criminali ritenuti responsabili di reati che vanno dall'associazione per delinquere, all'omicidio, alla rapina, al riciclaggio, alla ricettazione, al furto, al traffico, alla detenzione e porto illegale di armi, esplosivo e munizioni. Sono in corso anche perquisizioni a campi nomadi. All'operazione di oggi si è arrivati attraverso una complessa attivitá di indagine, avviata nel 2003 e svolta da una speciale task force di investigatori dello Sco e delle Squadre Mobili di Padova e Venezia, che è arrivata a identificare uno per uno gli appartenenti a questa nuova agguerrita organizzazione criminale, specializzata in assalti a furgoni portavalori e rapine a banche, uffici postali, gioiellerie. Blitz messi a segno con grande ferocia e con ricorso ad armi da guerra tra il 1991 e il 2004 in gran parte del Nord Italia, dal Veneto alla Lombardia, al Trentino Alto Adige, al Friuli Venezia Giulia all'Emilia Romagna. In dieci anni l'organizzazione criminale sgominata oggi dalla polizia aveva accumulato una ventina di milioni di euro. Gli investigatori, che nel corso delle indagini hanno utilizzato sofisticatissimi strumenti tecnico-scientifici e utilizzato tecniche innovative per i pedinamenti, hanno accertato che il denaro, oltre che per acquistare beni di lusso e pagare gli avvocati per i componenti della banda arrestati, serviva proprio per finanziare la ricostituzione della mala del Brenta. Cospicuo anche l'arsenale recuperato dagli inquirenti. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati tra l'altro 4 lanciarazzi, 7 razzi, 6 kg di esplosivo, 16 bombe a mano, 16 fucili mitragliatori, 26 pistole, circa duemila munizioni e numerosi giubbotti anti proiettile. La maggior parte delle armi proviene dall'Europa dell'Est.
14 gennaio 2006
Chat nel blog...

Vi ricordo che per aprire il programma avrete bisogno di java web start, che potete scaricare da questo indirizzo http://java.sun.com/.
13 gennaio 2006
Aggiornamenti blog...
Salve gente, vi sarete accorti, ultimamente, che sto aggiornando poco il blog...è per motivi di studio...mi scuso con tutti, ma sarà così per il mese corrente, ma anche per febbraio. Mi dispiace, ma sono molto impegnato con gli esami universitari ed ho davvero poco tempo da dedicare al blog, anche se farò di tutto per aggiornarlo in maniera continua. Vi saluto con un famoso detto del grande Aristotele:
« Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero »
11 gennaio 2006
Vive con un ragno nell'orecchio per un mese
Vivere per un mese con un ragno ospite di un orecchio. È successo a una donna svedese, secondo quanto riporta il quotidiano popolare «Expressen». L'aracnide, di colore nero, «grosso come l'unghia di un pollice» aveva approfittato del sonno della sua ospite per trovarvi riparo. La durata del periodo in cui la bestiola ha convissuto con la signora scandinava è stata ricostruita in base ai ricordi della donna. Che una sera di novembre, circa un mese prima della scoperta dell'intruso, aveva visto e cacciato il ragno dal suo letto.
Poco dopo quella sera la svedese aveva accusato un abbassamento dell'udito - scrive il quotidiano - e aveva ritenuto che la causa potesse essere un tappo di cerume. Non era però intervenuta. Poi, una sera, ha sentito «come il rumore di un raspare» nell'orecchio in questione. È andata in farmacia e ha acquistato un prodotto liquido per la pulizia del canale uditivo. È stato durante il primo trattamento che il ragno, bagnato ma vivo, è saltato fuori dal suo nascondiglio e si è messo in fuga. Chissà che non tenti di ritornare nell'alloggio che l'ha salvato dai rigori del clima nordico.
Fonte: Corriere della Sera
09 gennaio 2006
Rapimenti (costosi?) a lieto fine
- alcuni turisti italiani, di solito fuori stagione per risparmiare, partono per le vacanze
- scelgono un Paese a scelta tra Iraq, Sudan, Yemen, Iran, Giordania o Siria
- vengono rapiti
- i giornali ne parlano per giorni in prima pagina
- i rapitori dettano le condizioni
- la Farnesina rassicura gli italiani
- la Farnesina giura che non pagherà alcun riscatto
- gli ostaggi vengono liberati
- gli ex ostaggi vengono intervistati dai giornali in prima pagina
- gli ex ostaggi vengono fotografati con un ministro, sempre sorridente, del Paese di turno
- gli ex ostaggi ritornano in Patria a bordo di un aereo dell’aeronautica militare
- gli ex ostaggi vengono intervistati al loro rientro dai giornali (prima pagina) e dalle televisioni
- il governo italiano esprime soddisfazione
- la Farnesina giura di non aver pagato alcun riscatto.
La parola del nostro Ministro degli Esteri non può essere messa in discussione. Però, per toglierci anche il più piccolo dubbio, suggerisco una nuova regola: chi va in vacanza in Paesi a rischio si assicura contro il rapimento prima di partire.Il riscatto lo paga la sua assicurazione. Se poi non volesse assicurarsi e partire lo stesso dovrà cedere il quinto dello stipendio allo Stato che potrà pagare alla luce del sole il riscatto, e rivalersi in seguito con tutto comodo.
Fonte: www.beppegrillo.it
06 gennaio 2006
La Befana

Oggi, come tutti sapete, è la festa dell'Epifania, che noi comunemente chiamiamo festa della Befana.
Fonte: http://www.la-befana.it
04 gennaio 2006
Romanzo Criminale...

E’ a partire da una amichevole coalizione tra novelli, fanfaroni, esponenti della malavita nostrana che la rete di alleanze cresce e si sviluppa progressivamente, acquistando forza e potere. La svolta è segnata dall’ingresso della banda nel circuito del traffico di eroina: occasione che pone le basi per un ulteriore estensione nei campi della prostituzione e del gioco d’azzardo, nonché per la protezione da parte della Mafia e dello Stato. Una vera e propria ascesa, dunque, che tuttavia, giunta al suo momento culminante, è destinata a regredire per l’eccessiva bramosia. Questa, oltre ad essere la storia di un gruppo di giovani criminali, è anche la “storia oscura” del nostro Paese: gli anni della prima repubblica, del terrorismo, di Mani Pulite. Il film di Michele Placido, tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, sembra riproporre la classica costruzione del gangster movie americano adattata però alla situazione di quegli anni in Italia. Più volte, e per vari motivi, è stato sostenuto dalla critica il confronto con "Quei bravi ragazzi" (1990) di Martin Scorsese, uno dei film più noti della storia del cinema sul tema della criminalità organizzata. In realtà gli esempi del cinema americano a cui guardare possono essere tanti. Questo perché in America più che in Europa il genere gangster ha trovato nel tempo maggiore consenso, raggiungendo così una maturità linguistica e una qualità narrativa impareggiabili; aspetti a cui ogni autore fa riferimento quasi istintivamente.
Ciò che però rende l’opera di Placido un’opera italiana a tutti gli effetti è innanzitutto l’attenzione alla resa realistica dei personaggi e degli eventi: si nota una certa cura per la delineazione psicologica dei protagonisti, la ricostruzione di un lessico appropriato e, sopratutto, la stretta aderenza ai fatti di cronaca della storia italiana nei limiti della conoscenza collettiva. Avvenimenti scottanti come la strage della stazione di Bologna, il caso Moro o l’attentato a Giovanni Paolo II entrano a far parte del film, intrecciandosi con la storia della banda, senza per questo aggiungere nulla di nuovo a quanto è ormai noto. Tutto sembra ricondurre, volendo trovare una risposta, alla figura del Grande Vecchio (Toni Bertorelli), che interpreta il ruolo di un impersonale (e già visto) manovratore. A sconvolgerci dunque non è l’illustrazione di uno dei vari grandi misteri d’Italia, ma la mediocrità e la crudeltà umana che non risparmiano nemmeno un uomo di legge come il commissario Scialoja (Stefano Accorsi), il quale finisce con l’innamorarsi della prostituta Patrizia (Anna Mouglalis), già donna del Dandi, e cedere alle tentazioni del potere.
A parte alcune eccessive sottolineature, come l’inseguimento che apre e chiude il film, e una discreta ridondanza, utile forse a raggiungere le due ore e mezza di durata, nel complesso il lavoro di Placido conferma la sua abilità nel racconto d’azione e di impegno civile. Romanzo criminale può essere considerato un buon compromesso tra i differenti livelli messi in gioco dalla storia: privata, quella dei componenti della banda e delle loro relazioni interpersonali; collettiva, le implicazioni apportate sul piano della politica nazionale; sociale, l’ascesa e la caduta di un dominio; storica, il significato a posteriori attribuito agli eventi. Ma più di ogni altra cosa va sottolineata l’occasione che il film offre a molti dei giovani attori italiani di mettere alla prova le proprie capacità artistiche con grande successo, e di allontanarsi, almeno per un po’, prendendo respiro, dalla consueta produzione italiana di questi anni, particolarmente attenta a questioni esclusivamente individualistiche.
Dunque consiglio a tutti di vedere questo film; inoltre potete visitare il sito http://www.romanzocriminale.it/ per conoscere qualsiasi informazione a riguardo.
Fonte: http://www.drammaturgia.it/
03 gennaio 2006
Al voto per scegliere le nuove 7 Meraviglie