L'ultimo viaggio di Fogar...

È morto questa notte, nella sua casa di Milano, Ambrogio Fogar. Il decesso è avvenuto poco prima delle due di notte, nell'appartamento di via Crescenzago per arresto cardiocircolatorio. Il 64enne esploratore era paralizzato dal 1992, a causa di un incidente automobilistico avvenuto nel deserto del Turkmenistan durante il raid Parigi-Mosca-Pechino: gli costò la seconda vertebra cervicale spezzata e il midollo spinale tranciato. Da quasi tredici anni era bloccato in un letto e respirava e parlava solo grazie alle macchine. Uomo di grande coraggio, Fogar era pronto a partire per la Cina, per sottoporsi alla cura con cellule fetali del neurochirurgo Huang Hongyun.
LE SUE AVVENTURE - Fogar era divenuto famoso all'inizio degli anni 70 per le sue spedizioni, come il giro del mondo in barca a vela in solitario da est verso ovest, contro il senso dei venti e delle correnti. Nel 1978 restò alla deriva per oltre due mesi su una zattera, dopo che al largo delle Falkland un'orca aveva affondato la barca con cui cercava di raggiungere l'Antartide insieme a un amico, morto nella spedizione. Altra impresa famosa, il viaggio in slitta verso il Polo Nord, in compagnia del cane Armaduk. E' stato anche un personaggio tv , per sette anni ha presentato la trasmissione «Jonathan Dimensione Avventura» e ha scritto numerosi libri.
LA RICERCA -Nonostante la situazione, Fogar non aveva mai perso la voglia di lottare. Il 13 agosto aveva compiuto 64 anni e ora stava preparandosi a partire per la Cina. Scopo del viaggio: sottoporsi a nuove terapie realizzate con lo sviluppo delle cellule staminali. In pratica, voleva fare da cavia per una ricerca che può dare speranze a quanti, ora e in futuro, si trovino nelle sue condizioni. Ma l'arresto cardiocircolatorio, avvenuto all'1.30 di questa notte, quando i familiari hanno allertato i sanitari del 118 perchè lo avevano trovato incosciente, gli ha tolto quest'ultima speranza.
FORZA DI VOLONTA' - Nel libro «Solo - La forza di vivere» Fogar aveva scritto: «È strano scoprire l'intensità che l'uomo ha nei confronti della voglia di vivere: basta una bolla d'aria rubata da una grotta ideale, sommersa dal mare, per dare la forza di continuare quella lotta basata su un solo nome: speranza». «Ecco, se leggendo queste pagine qualcuno sentirà la rinnovata voglia di sperare - si legge ancora - avrò assolto il mio impegno, e un altro momento di questa vita così affascinante, così travagliata e così punita si sarà compiuto. Una cosa è certa: nonostante le mie funzioni non siano più quelle di una volta, sono fiero di poter dire che sono ancora un uomo». Nonostante la gravità della malattia, Fogar negli ultimi anni ha partecipato a varie iniziative a scopo umanitario, ha aiutato la raccolta di fondi per l'associazione mielolesi, è stato testimonial per Greenpeace contro la caccia alle balene, ha collaborato con «La Gazzetta dello Sport» e «No Limits world».
Ci ha lasciato un grande uomo,un vero esempio di vita...
Fonti: www.corriere.it
2 Commenti:
mi dispiace davvero tanto...proprio ultimamente mi chiedevo che fine avesse fatto.....come al solito sono sempre i migliori che vanno via per prima.
Ps. molto carino il tuo blog, è soft
Grazie mille "anonimo".Perchè non ti dai un nome?
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page